La società orizzontale: Liberi senza padri by Marco Marzano Nadia Urbinati

La società orizzontale: Liberi senza padri by Marco Marzano Nadia Urbinati

autore:Marco Marzano, Nadia Urbinati [Marzano, Marco & Urbinati, Nadia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, General
ISBN: 9788858828113
Google: oBydDgAAQBAJ
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2017-04-18T22:00:00+00:00


3. Famiglie distrutte?

Il lavoro che ci siamo proposti di fare è quello di contestare la logica “verticale” che sta dietro all’accattivante narrazione della perdita dei padri come ragione recondita dell’infelicità dei singoli e delle disfunzionalità sociali. E all’appello ad autorità paternali, magari buone e che vogliono il bene dei loro sottoposti, abbiamo opposto il principio individualista della stima e della cura di sé, della responsabilità che nasce e si sedimenta quando le persone sono educate a vedersi e vedere gli altri come eguali. Non è la fine della figura del padre che ci interessa, ma la surrettizia creazione di surrogati di autorità paterna che il paradigma del padre favorisce in una società che è comunque orizzontale.

Quel che ci interessa mettere in luce discutendo la tesi popolare della fine dei padri è come questa poggi su una visione dei rapporti umani, a partire da quelli affettivi e intimi, improntata alla conservazione di relazioni verticali a dominanza maschile, e non alla formazione di persone autonome, disposte e capaci di disincagliarsi da ormeggi costrittivi e di prendere in mano la responsabilità delle loro scelte. Il nostro intento non è comunque quello di pervenire a una nuova precettistica. Vogliamo piuttosto mostrare come relazioni sociopolitiche fondate sulla regola dell’eguaglianza prevedano e abbiano bisogno di un’educazione e una vita famigliare ispirate a princìpi conseguenti.

La storia del processo di democratizzazione in Occidente è immancabilmente intrecciata a quella del processo di orizzontalizzazione. L’esempio forse più lampante è rappresentato dai rapporti di genere all’interno della famiglia in seguito alla trasformazione del matrimonio in istituto contrattuale, una tappa fondamentale nell’emancipazione femminile e nella liberazione dallo stigma del patriarcalismo.

L’argomento saliente proviene dal femminismo inglese ottocentesco, incentrato sull’alternativa tra due categorie politiche classiche: quella del dispotismo e quella della polis. Nel suo An Enquiry Concerning Political Justice (1793), William Godwin stigmatizzò quello che nell’opinione corrente si chiamava allora “contratto” matrimoniale come una “frode” e il peggiore di tutti i monopoli perché, di fatto, istituzionalizzava una condizione di schiavitù della donna. Un rapporto giuridico contrattuale per non essere una frode doveva prevedere e statuire l’eguaglianza giuridica dei contraenti, escludendo a priori relazioni di dominio: “Fino a quando aspiro con mezzi dispotici e artificiali a mantenere il mio possesso di una donna sono colpevole del più odioso egoismo” (2013, p. 303).

Mary Wollstonecraft portò la tesi di Godwin un passo più avanti, impiegandola per criticare il repubblicanesimo di Jean-Jacques Rousseau, che utilizzava l’argomento del contratto sociale per escludere le donne dalla cittadinanza. Wollstonecraft sostenne che una cittadinanza non egualitaria era controproducente sia per i liberi sia per i loro sottoposti: faceva delle donne dei paria e degli uomini degli esseri solo parzialmente liberi perché condannati a vivere la maggior parte della loro vita in compagnia di meno-che-umani. Wollstonecraft fece dell’eguaglianza dei sessi un prerequisito essenziale per la dignità di tutti: l’assoggettamento delle donne, infatti, precludeva agli uomini la possibilità di ricevere riconoscimento dai propri simili, di esseri dotati come loro delle qualità umane per eccellenza, come la virtù e l’intelligenza.

Nella seconda metà dell’Ottocento, John Stuart



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